Written by Angelo Foletto [Tuesday, 15 December 2015]
Se una musicista matura, e praticamente senza limitazioni di repertorio, come Mariangela Vacatello, decide di dedicarsi all'opera pianistica di Ginastera, c'è da fidarsi. Probabilmente c'é stato anche il richiamo del centenario della nascita del compositore argentino, ma forse vale la pena di riflettere senza frettolositá sulla sempre piü ampia "vista' musicale degli interpreti di oggi che mal digeriscono le catalogazioni storico-stilistiche (quindi le gabbie scolastiche) di comodo. La produzione di Ginastera non sposta I'asse della storia pianistica del Novecento, ma la arricchisce di pezzi molto interessanti, sia quando I'autore si riallaccia alla sua tradizione nazionale sia quando la abiura ma con moderazione (nei Preludi "ameticani" ad esempio) o se ne allontana con gesti di forte impronta classicista come nella prima Sonata o con I'adesione neomodernista caratterizzata con decsiione nella Sonata op.53 cui il successivo movimento della terza Sonata costituisce un'appendice altrettanto aguzza.
Di questo mondo novecentesco ma screziato di irrimediabile nostalgia follorica, la Vacatello domina gli umori con sfrontatezza, fantasiosa immedesimazione danzante e vividezza interpretativa, investendo la consueta ricchezza di movenze e colori pianistici anche su pagine che altrimenti potrebbero suonare di genere. E invece qui figurano piccoli capolavori.