Come ricordava in un saggio di qualche anno fa Piero Rattalino, riassumendone la (cortissima) cronologia esecutiva, "la storia critica e la storia esecutiva degli Studi di Debussy sono due autentici cammini verso il Golgotha, perché la disistima che li circondò, in quantoopere d'arte, fu tanto diffusa quanto diffusa fu la stima dei Preludi". Solo nei decenni il peso specifico dell'ultimo ciclo pianistico compiuto dall'autore ha trovato estimatori non soltanto negli studiosi. E' meno raro ascoltarli in concerto, e verificarne il passaggio in sala di registrazione. Di certo, non ci arrivano per caso. In queste pagine di metafisica audacia e bellezza ostinatamente enigmatica (facile metterle in parallelo col mondoorchestrale ermetico di Jeux) il paradosso d'autore - ideare lavori con contenutiad alta destinazione concertistica ma titolarli con indicazione (e apparente destinazioneesclusiva) didattica - si manifesta con pienezza e inquietudine meravigliose. per queste ragioni, richioede un interpreteche non abbia tentennamenti né su un versante né sull'altro, e che sappia di affrontare una sfida di grande maturità con amor proprio, rigore e fierezza ma senza spocchia. Tutte qualità che Mariangela Vacatello non ha bisogno di cercare: le possiede per vocazione. Ma con sempre maggiore consapevolezza mostra di saperle maneggiare.
La verifica sugli Studi debussyani - con cui apre e chiude virtualmente, ma in modo superbo, il suo contributo alla stagione discografica che conta dedicata al compositore francese nel 150enario della nascita - non lascia dubbi. Così come non l'avevano lasciato le preziose occasioni in cui li aveva seguiti (parzialmente) dal vivo. Intanto c'è il dato di partenza, dominato nell'affrontare gli Studi trascendentali di Liszt: la capacità di scegliere in musica le astrusità tecniche, rendendole virtuosisticamente inafferrabili, al servizio dell'esito espressivo edella volubilità timbrica. Le intitolazioni tecniche scompaiono in una lettura smagliante e giustamente attenta a riannodare la vocazione coloristico-evocativa che la maturità debussyanaaveva già superbamente sperimentato in Estampes (non fortunatamente impaginati nello stesso programma), senza farsi zavorrare da semplicistiche tinteggiature natural-paesaggistiche ma liberando la capacità fantastica d'autore di disegnare fantasmaticamente col pianoforte prospettive e di lasciar emergere paesaggi dell'anima.